domenica 28 giugno 2015

Basic On-Off: Monti Sibillini


L'anno scorso, come peraltro si può leggere dal Post precedente, il Basic venne condotto dall'Amico Paolo in Scandinavia assieme a Regina condotta da me (Norge 2014 Only Return).

Alla fine del viaggio avevo deciso di rimettere il Basic a nudo e con il serbatoio piccolino così come mamma Bmw l'aveva fatta uscire dalla catena di montaggio.

Ma un pensiero mi ronzava in testa già da qualche stagione: il Fargno.



Così mentre spogliavo il Basic dell'unghia, dei paramani, dei telai delle valigie e del portapacchi posteriore, decisi di lasciare il serbatoio grande; contestualmente la sella monoposto invece che negli scatoloni venne lasciata a portata di mano.

Questa estate era quella destinata a percorrere il Fargno, aspettavo solo il momento propizio.

Mi imbatto per puro caso in un Topic sul forum QdE dove è proposta una traversata On-Off sui Sibillini in notturna durante una sera di luna piena ad inizio luglio; non perdo l'occasione e mi faccio avanti con l'organizzatore.
Si chiama Gianluca, è di Loreto e si dimostra molto disponibile al punto che mi invita addirittura a partecipare, assieme ad un suo amico (Silvano) al giro di ricognizione fissato per sabato 27 giugno.

Al bar di Caccamo arrivo ben prima delle 10:00 (orario previsto per l'appuntamento); gli scossoni sul manubrio del Basic che il deleterio fondo stradale delle arterie regionali umbre trasmettono, hanno di  fatto allentato l'attacco del navigatore; cerco di aggiustarlo tirando leggermente più le viti di fissaggio ma ... Stac !!!, l'alluminio dell'attacco si rompe e mi ritrovo con lo zumo quasi a penzoloni.

Inizia così la mia avventura sulle strade On-Off dei Sibillini; non certo il miglior modo di presentarsi ad un appuntamento con appassionati motociclisti che non si conoscono.

Nel frattempo, visto l'anticipo, profitto di una ferramenta posta davanti al parcheggio del bar e con del filo di ferro riesco ad assicurare alla meglio il tutto sul manubrio.
La giornata però prevede parecchi scossoni ed allora Silvano, l'amico di Gianluca mi procura una fascetta da elettricista e fissiamo in maniera ottimale la basetta dello zumo.
Lo stesso apparecchio, che avevo portato per registrare la traccia del percorso, lo ha nella sua GS bialbero Silvano; si offre di montarlo al posto del suo e questo mi permette di avere la traccia di dove transiteremo: alla fine della giornata avrò l'intero percorso memorizzato !!!
Beh un grande ed inaspettato regalo, non c'è che dire.

Un doveroso caffè offerto ai 2 "compari" di avventura al bar di Caccamo prima della partenza scandisce meglio la nostra fresca conoscenza; mi appaiono 2 tipi normali, gentili e sopratutto disponibili nel mettermi a mio agio abbattendo pian piano la barriera della timidezza o meglio della riservatezza.
Per conto mio, come in tutte le occasioni quando si va in moto con persone sconosciute, non nascondo un certo "timore" per paura di non essere all'altezza o magari di essere diciamo "d'impiccio", non in questo caso: Gianliuca e Silvano mi confermano subito che se voglio scattare qualche foto mi indicheranno loro dei punti panoramici ma che posso comunque fermarmi quando voglio, loro mi aspetteranno; del resto questo è si un giro di ricognizione ma anche una passeggiata.

Mi assegnano la posizione centrale, davanti ho Gianluca che apre la strada e dietro ho Silvano, la sensazione di protezione è massima e con la "fidata" Basic inizia l'avventura: sono emozionato, è quasi un anno che non metto le ruote fuori dall'asfalto.

Dal Bar di Caccamo  puntiamo l'abitato di Pievefavera e dopo poco, in salita, inizia la prima strada bianca che taglia il monte con rampe in dolce pendenza e curve abbastanza ampie, da li a poco siamo sopra al lago di Borgiano che alle nostre spalle "macchia" di verdastro la nostra vista; qualche scatto e via avanti dove un breve tratto in discesa, leggermente più impegnativo, ci conduce sino all'abitato di Fiegni che già conosco grazie all'amico Romualdo.



Scendiamo verso il lago di Fiastra ed al belvedere (un terrazzo panoramico naturale) ci fermiamo pochi momenti per la vista superba che offe il panorama.
Non fotografo il panorama perché ne ho già parecchie e non voglio far perdere tempo a Gianluca e Silvano che sono qua per verificare la fattibilità del percorso mentre per me è solo una gita di piacere.

Ben preso risaliamo la sponda nord del lago ed arriviamo al paese di Fiastra dove i "compari" si gustano una sigaretta ed io approfitto per parlare di me e quindi dire chi sono e che storia porto con me.
Giorgio, Regina, Paolo, il Basic ... un fiume in piena tracima fatti ed accadimenti che escono naturali quasi come liberazione, è sempre così quando penso alle moto: Giorgio è prima di tutto e tutti.

Ripartiamo stavolta in direzione Fargno, il mio "obiettivo", da Fiastra; aggiriamo la piccola chiesina al centro del borgo e poco dopo, in salita, una svolta a sinistra ci fa imboccare una strada bianca che nel tratto iniziale presenta delle curve accentuate tipo tornanti aperti che risalgono la montagna.
Ben presto il panorama si fa emozionante: a Nord-Est l'azzurro del lago di Fiastra ruba la scena all'intorno; a Sud-Ovest invece il profilo del monte Rotondo domina la scena: le visuali sono sublimi.



Continuiamo e nei tratti in piano molte le buche; in una, che occupa tutta la sede stradale, troviamo parecchia acqua, un vero e proprio guado, Gianluca la prende deciso e schizza tutta la moto, io procedo più lentamente  e mi sporco in maniera più "umana".

Ancora avanti, breccione smosso, rocce affioranti, solchi e canali che l'acqua piovana scava nel suo ruscellamento indisciplinato  a valle sono il terreno dove mettiamo le ruote, oggi è asciutto e si va a polvere ma è una polvere "salutare ed emozionante".

Arriviamo all'incrocio della strada che sale da Casali di Ussita e svoltiamo a sinistra, siamo nell'ultimo tratto del Fargno ed il "traffico" si fa più intenso: quad, biciclette, auto fuoristrada, insomma c'è gente a giro.
Saliamo con cautela, la montagna anche quando le vie di accesso sembrano "facili" va sempre rispettata, a valle sulla nostra destra una pendenza vertiginosa sprofonda a Casali: siamo sopra i tetti del piccolo caseggiato e l'altezza è impressionante; da paura vera.

Frontale il massiccio del monte Bove Nord è impressionate per l'asprezza ed a sinistra guardando il monte si apre la selvaggia Valle del Panico che culmina in cima con la cresta del monte Bove Sud.



Il panorama è incantevole ed una volta arrivati al rifugio del Fargno l'attenzione si sposta dapprima verso Pizzo Berro e poi verso il canalone direzione Pintura di Bolognola che sarà la nostra uscita. 
Impressionante è il taglio sulla parete rocciosa del monte Amandola che la strada segna: sembra una riga disegnata con la squadra su una tavola da disegno, talmente è perfetta.

Silvano subito si appresta a prenotare un tavolo per una, direi meritata, sosta spuntino mentre io sono estasiato dal panorama; foto e qualche posa con  Gianluca e lo stesso Silvano "rubano" il tempo di attesa.



Ci gustiamo un bel piatto di penne alle erbe aromatiche (eccellenti), un tagliere di salumi e formaggio, un bel pezzo di crostata a testa ed un caffè: un gran bel pranzo, forse anche troppo per quello che dobbiamo ancora fare.

Altre foto ed il "dispiacere" di lasciare così tanta bellezza che madre natura ha voluto donarci.

La discesa verso Pintura, pur non rappresentando grandi rischi, è senz'altro più difficoltosa; infatti il fondo stradale ha pietrisco ancora più smosso e con angoli taglienti, i sassi sembrano sanpietrini; inoltre in corrispondenza di una curva a gomito verso sinistra scendendo, una lingua di neve è ancora presente, seppur solo sul pendio adiacente la sede stradale ovvero la strada si presenta solo bagnata ma occorre comunque fare attenzione perché, stavolta alla ns. sinistra, lo strapiombo è senza ritorno. 

Al termine della strada bianca non mettiamo le ruote sul catrame che subito  a destra un'altra strada bianca costeggia dapprima la parte finale di una pista da sci con annessa stazione di risalita seggiovia e poi si butta giù in discesa via Garulla sino ad Amandola.

Anche questo tratto ha grosso modo le caratteristiche delle strade percorse sinora con la differenza che scorre molto nel sottobosco, infatti siamo scesi parecchio di quota.

Raggiunta Amandola svoltiamo a destra e costeggiamo via asfalto tutta la catena dei Sibillini: monte Amandola, monte Priora, monte Sibilla, monte Bove, monte Vettore; altre cime e pizzi con nomi svariati guardano il ns. scorrere gentile lungo il bel nastro asfaltato ricco di curve, ascese e discese dolci che accompagnano la comparsa di piccoli borghi che attraversiamo: Montefortino, Montemonaco e Montegallo i principali.

Arriviamo in discesa all'incrocio con la strada che sale alla piana di Castelluccio: Forca di Presta è la ns. porta di ingresso.
La piana è invasa da turisti, si intravedono da lontano 2 grosse distinte aree destinate al parcheggio veicoli e sparute auto ferme lungo l'unica strada che l'attraversa.
Gente "armata" di macchine fotografiche, telefonini e videocamere immortala la flebile fiorita che presenta un insolito giallo spento: quest' anno non sembra essere quello giusto ma ... mai dire mai.

Il ns. obiettivo però è un posto incantevole che la natura ha dipinto in uno scenario di altri tempi: I Pantani.  

Arriviamo a Forca Canapine ed all'incrocio per il punto più alto svoltiamo verso un impianto sciistico, ne costeggiamo la parte meno pendente e poi viriamo decisi a sinistra su un sentiero ghiaioso lungo circa un paio di Km. la strada finisce ed inizia una sterrata vietata, parcheggiamo le moto e fronte a noi: cavalli e bestiame radunati a gruppi; laghetti/pozze naturali che dipingono una vallata con pendici verdi rigogliose di erba fresca, ricco nutrimento per gli animali da allevamento presenti.



Sembra di essere in un altro mondo, il silenzio è rotto solo dal fastidio delle numerose mosche che svolazzano attorno al calore della moto; basta allontanarsi e la pace torna a contornare uno scenario unico: uno dei posti più belli mai visti.



Il pensiero corre verso ... volutamente spengo questo richiamo perché voglio dedicarlo tutto alla prossima uscita, quando in nottura ripeterò, stavolta con più numerosa compagnia, il percorso; mancano solo 6 giorni e le mie sensazioni possono aspettare, forse.

Al ritorno indietro ci fermiamo per gustare un buon caffè al rifugio Genziana, saltiamo così la sosta a Castelluccio che ci avrebbe fatto perdere molto più tempo considerata la gran quantità di persone presenti.

Attraversiamo quindi di nuovo la piana e Forca di Gualdo è la ns. uscita; proprio in questo tratto, sul piano piccolo, noto un piccolo campo colorato di azzurro, non è un colore intenso ma rapisce la vista in quanto inaspettato; informerò la sera il mio Amico Romualdo, solitamente sale da queste parti tutte le settimane, di dare un migliore sguardo ed una più attenta osservazione.

Scendiamo veloci a Castel Sant'Angelo sul Nera per affrontare l'ultimo tratto di fuoristrada che ci conduce a Visso; meta finale del percorso.

Oltrepassiamo lo sparuto caseggiato di Rapegna e Gianluca davanti si ferma: "Alla prima difficoltà si suona e decidiamo se continuare o meno" il messaggio è chiaro: il tratto è impegnativo o presunto tale ed altre volte, mi informano sia Gianluca che Silvano, è stato deciso di non percorrerlo nelle passate edizioni.
La notizia mi mette un attimo in "agitazione" ma confido nella Basic infaticabile passista con un sottocoppia ed un tiro da paura; Silvano forse si accorge del tutto ma mi dice di stare tranquillo che vado benissimo.
Seppur consapevole delle mie possibilità fa sempre piacere trovare conferma anche da altri.

Gianluca è davanti e qualche tratto in effetti è più difficoltoso di quanto affrontato oggi; ma niente di estremo, un pezzo in salita solcato in maniera pronunciata ed una grande pozzanghera sono le difficoltà maggiori.
Il sentiero aggira a mezza costa il monte  Cardosa e ci permette di  piombare su Visso.
In una curva vedo la strada catramata che congiunge Castel Sant'Angelo sul Nera a Visso: Dio mio quanto è in basso !!!!

La nostra strada però non si divide ancora, infatti è Pieve Torina il centro abitato dove lascio Gianluca e Silvano diretti verso la costa adriatica mentre io, via Fiume, Le Rote e Cofiorito scendo a Foligno per prendere SS75 "Centrale Umbra" e poi un breve tratto di E 45 che mi riporta alle19:00 a casa.


Saluto ovviamente i fantastici compagni di avventura ringraziandoli dell'opportunità avuta.

Fantastici perché poi le persone si giudicano con i fatti: alle 20:00 mi arriva un sms, è Gianluca che mi chiede se sono rientrato e tutto era ok; rispondo di si.
Credo che solo il pensiero, aldilà del gesto eseguito, sia più che sufficiente per poter affermare che oggi, sulla strada della mia vita, ho incontrato 2 belle persone.

In serata invio qualche foto a Silvano che le girerà a Gianluca, il tutto a suggello di una fantastica giornata.
Una di quelle giornate che ti ridanno vita: ti permettono di tornare indietro ma con gli occhi della maturità ed allora respiri di nuovo la spensieratezza giovanile ma vivi il tutto con maggiore intensità e sai cogliere meglio la vera essenza della passione.

L'intero post è dedicato a Gianluca e Silvano, con la certezza di far cosa gradita.





Grazie dell'attenzione e della paziente lettura, Oscar







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